Edita dalla Piccin, vede la luce l’ultima opera di Mario Pescatori, una sorta di summa di una lunga vita professionale spesa ad indagare, praticare e divulgare la colonproctologia.
Categoria: Cancro dell’ano
INTERVISTA SULLA PREVENZIONE DEL CARCINOMA SQUAMOSO DEL CANALE ANALE
Dr. Aldo Infantino (ainfantino@libero.it), Dr.ssa Erica Stocco (ericastocco@libero.it), Dr. Donato Scardigno (d.scardigno49@gmail.com)
Ci sono soggetti “ad alto rischio” (persone immunodepresse, che abbiano frequenti rapporti sessuali anali e donne colpite da neoplasia del collo dell’utero, anche in situ) su cui concentrare l’attenzione (vedi Intervista sul Cancro dell’Ano). È possibile una diagnosi precoce del cancro dell’ano?
Sì, la diagnosi delle lesioni precancerose o delle forme iniziali è possibile, con vari metodi di screening.
E’ anche possibile una prevenzione primaria?
L’HPV si trasmette per ogni tipo di contatto tranne quello ematico, pertanto anche l’uso del preservativo non risulta evitare il passaggio del virus.
La vaccinazione contro l’HPV si effettua in donne di età inferiore a 26 anni che non siano già infette dal virus, con un vaccino che ha un’efficacia di circa il 100% contro lesioni di alto grado della cervice uterina, della vulva e della vagina. Questi risultati sono simili a quelli che si ottengono nella prevenzione delle forme preneoplastiche e del carcinoma a cellule squamose dell’ano in entrambi i sessi.
Più recentemente la vaccinazione è stata approvata anche per i maschi, per gli omosessuali e per gli affetti da HIV.
Esistono due tipi di vaccino anti-HPV: il quadrivalente – per i sottotipi 6, 11, 16 e 18 – e il più recente nonavalente, che comprende altri cinque ceppi – 31, 33, 45, 52 e 58 – anch’essi tutti potenzialmente oncogeni.
E’ dimostrato un rapporto costo/beneficio positivo per lo screening?
Vi sono studi statunitensi che riportano che i risultati ottenuti con lo screening su popolazione a rischio faccia guadagnare in termini di rapporto costo/benefico; mentre i lavori anglosassoni invitano ad avere più prove perché lo screening possa diventare un programma strutturato del Servizio Sanitario Nazionale.
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Dott.ssa Paola De Nardi
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